I torresi che ci guardano da lontano

Carissimi torresi,
oggi ho ricevuto una email da un torrese lontano,Cristoforo Russo,leggendola non ci ho pensato due volte e l’ho voluta postare condividendola con tutti voi come  rappresentanza di tutti i torresi che l’8 dicembre non potranno essere fisicamente a Torre del Greco per la festa dell’Immacolata.

L’Immacolata in “numeri”

E’ da quasi 150 anni che i torresi sciolgono il voto fatto alla Vergine Santa per aver arrestato la terribile eruzione ed il violento terremoto del 1861.

Ma quanti sanno che a Torre del Greco il culto dell’Immacolata Concezione risale al 500 d.C.? Che fu il Beato Vincenzo Romano a volere che la Madonna rimanesse nella sua originaria collocazione nella Cappella principale della navata destra della Basilica di Santa Croce? Che la splendida corona della statua della Madonna è frutto della donazione degli oggetti d’oro della popolazione nel 1954? Che la struttura portante del carro è in legno di castagno ed è  lunga 11 metri e larga 3? Che i 600 “portatori” riaccompagnano in Chiesa il carro trionfale alle 14.00, ora esatta in cui nel 1861 la terra si aprì a vomitare lava di fuoco? Che il 50% de fondi della festa provengono dalle casse comunali?

Cristoforo Russo



Non solo Immacolata: Intervista a Don Giosuè parroco di Santa Croce.

L’8 Dicembre prossimo tornerà a sfilare in processione tra le strade della nostra città ’A Mmaculata: l’aria pungente dei primi giorni di dicembre, l’odore delle caldarroste, le strade illuminate, le note delle novene degli “zampognari” annunciano il Natale che verrà.

Intervistiamo il parroco della Basilica di Santa Croce Don Giosuè Lombardo, intento nelle ultime ore ad accogliere numerosi fedeli e gruppi musicali da ogni parte del mondo.

Cosa rappresenta l’Immacolata per la nostra città e per i fedeli? “La devozione per la Madonna a Torre del Greco si può considerare un fattore genetico che entra nel sangue: si tramanda di generazione in generazione a prescindere dall’età e dagli strati sociali. Del resto i valori stessi che la Santa Vergine incarna, sono immutabili: l’importanza della famiglia, il sacerdozio amore del cuore di Gesù,  Maria Serva del Signore, purezza e sobrietà”.

Per quale motivo tali sentimenti restano immutati nel tempo? “Perché l’immagine della Mamma Regina esercita un fascino unico, soprattutto in un’epoca contraddistinta dal rapido deperimento dei valori in tutte le sfere della società dalla politica alla famiglia. Siamo di fronte ad una frattura antropologico-culturale tra l’egoismo e l’altruismo, tra l’essere e l’apparire, tra la vita privata e la vita pubblica, dove a farne le spese sono soprattutto i più giovani ed i più deboli. Per impedire questo sono numerose le iniziative benefiche che la nostra parrocchia conduce in collaborazione con le altre parrocchie ed associazioni sul territorio”  

Non crede che questa fortissima devozione vada coltivata durante tutto l’anno e non solo in questo giorno di festa che sembra avere un’identità più folkloristica che religiosa?

“E’ evidente che questo giorno non può costituire un esclusivo parametro di riferimento: la cultura popolare ha numerosi intrecci con la religione; separare radicalmente gli ambiti significherebbe scindere la natura umana ed il nostro compito è proprio quello di evangelizzare la cultura popolare”.

Il Sindaco l’anno scorso nel corso della processione ha dichiarato che ogni politico deve impegnarsi a tutelare gli interessi della città di Torre del Greco: a suo avviso quali sono i risultati?

Ritengo che aldilà del contributo economico versato da parte dell’Amministrazione comunale, sarebbe opportuno considerare l’8 dicembre come momento di incontro, inserendolo in una serie più ampia di manifestazioni culturali. Torre del Greco vanta numerose capacità artigianali, culturali e religiose che attualmente sono scarsamente valorizzate. Ma questa è politica ed il segreto della festa dell’Immacolata è proprio quello di non essere mai stata contaminata da altri fattori.  Mi auguro che almeno quest’anno la Polizia municipale garantisca la viabilità del percorso del carro liberandolo da bancarelle e venditori ambulanti”.

Non ci resta che sperare nelle parole di Papa Giovanni Paolo II che già in tempi non sospetti auspicava “…la riforma delle coscienze ed il rinnovamento dei costumi morali sia nella vita privata che quella pubblica”.



Cristoforo Russo

L’IMMACOLATA VISTA DA SOTTO IL CARRO



E’ tutto pronto per il grande giorno: “le bancarelle”, i “focarazzi” , i botti ed i rosari che anticipano l’evento come in ogni vigilia degna di questo nome. L’incertezza per le condizioni metereologiche, sovente in questo periodo dell’anno, rendono l’attesa più trepidante. Il carro trionfale è già stato sistemato al centro della chiesa ed iniziano a circolare i primi commenti sul tema sviluppato per l’anno in corso: “Quest’anno è piu’ semplice, è piu’ decorato, l’anno scorso era piu’ bello e così via…”. Scene di ordinaria vita popolare.

Ma quando l’Immacolata puntuale esce della Basilica di Santa Croce  non c’è più spazio per le parole, il cuore batte forte, le lacrime non riescono piu’ a nascondere l’emozione, gli applausi salutano la Madonna al grido di : “Evviva Maria!!”.

Inizia la processione con tutto il suo cerimoniale: le autorità religiose e civili, le rappresentanze dei  corpi armati dello Stato, i fotografi,  le note della banda musicale, i carretti portati dai ragazzini, la folla rumorosa, uomini e donne indossano eleganti cappotti e gioielli acquistati magari per l’occasione, i migliori tappeti esposti in bella mostra fuori i balconi,  i bigliettini colorati che inneggiano la Vergine: per un occhio esterno tutto sembrerebbe rimandare all’atmosfera da stadio con i tifosi che incitano il proprio beniamino con cori, striscioni e coreografie.

Ma per capire il senso autentico dell’Immacolata bisogna allontanarsi dai luoghi borghesi della parte alta della città, scendere verso la zona del mare, il porto, corso Garibaldi, largo Bandito, vico Agostinella, San Giuseppe alle Paludi: bisogna indossare un camice bianco e “buttarsi sotto” come viene indicato in gergo l’atto di portare il carro in spalla. La pesante struttura in legno di castagno, da sotto si presenta spartana con funi di canapa, carta pesta, carrucole e tanti chiodi e spilli. Sul carro nulla è incollato proprio come vuole la tradizione marinara degli antichi calafati. Gli applausi della folla, l’odore della polvere da sparo dei botti, le note della banda iniziano a sfumarsi, lasciando spazio agli incitamenti dei compagni di fede, ai corpi ravvicinati che sostengono lo sforzo, al sudore. Lungo il percorso alcune donne  offrono a questi uomini un pò d’acqua o un cioccolatino per sostenerli: sono circa seicento i “portatori” censiti, aiutati da quelli spontanei ai quali non è negata la possibilità di dare una mano. La Madonna è di tutti, tutti quelli che ogni anno aspettano con ansia il suo annuncio: passando attraverso i vicoletti, sotto i ponti, dentro le piazzette l’Immacolata invita tutti a riflettere, raggiungendo soprattutto i più bisognosi ed i meno fortunati che non possono muoversi da casa e che per l’occasione vengono avvicinati al carro. I portatori sono le loro gambe: chi per devozione, chi per tradizione familiare, chi per fede: tutti conducono la Madonna lungo il suo cammino, nella speranza che essa stessa conduca loro nella direzione giusta.

Alcune giovani ragazze lanciano petali di rosa, altre offrono fiori alla Madonna, ancora tanta commozione; ma sta iniziando a piovere, è ora di rientrare. In Piazza Santa Croce sono circa le due di pomeriggio, ora esatta in cui nel 1861 la terra si aprì a vomitare lava di fuoco,  ma la Vergine non  sembra temere il vento e l’acqua: ad ogni suono di campanello si libra in alto dimentica del proprio peso. In prossimità dell’ingresso della Basilica aumenta la tensione, i corpi si accalcano quasi schiacciandosi, i volti dei portatori mostrano la fatica: per sollevare il carro non ci vuole la forza fisica, ma soltanto coraggio e fede.

Finalmente il carro lungo ben 11 metri e largo 3 metri imbocca la stretta porta della basilica e con slancio raggiunge la navata centrale della chiesa. Ancora una volta la folla applaude al grido di “Evviva Maria” ed alcuni portatori non riescono più a trattenere l’emozione piangendo loro stessi. E’ tutto finito, qualcuno stremato si adagia al carro trionfale, qualcun altro si raccoglie in preghiera, le persone commosse restano in silenzio, quasi ad attendere la messa successiva.

“Troppi peccati, Troppi peccati!!” urla una donna molto anziana all’uscita della chiesa; forse sciogliere il voto per l’Immacolata non sarà l’unico modo per espiarli tutti, ma sicuramente un momento di riflessione e di unione per iniziare un nuovo anno in attesa che il miracolo si possa ripetere l’anno che verrà.

Cristoforo Russo

PS:Solo per la precisione correggo alcune imprecisazioni degli articoli sopra citati:
il progetto si deve adeguare alle misure fisse del carro per permettere l’uscita dal portone principale della chiesa (altezza m 6 larghezza m 3),e sono così suddivise:il sostegno per la paranza è alto m 1,15,la struttura decorativa arriva al massimo a 2,85 metri di altezza senza la statua dell’Immacolata,poi bisogna aggiungere il globo m 0,80 dove poggerà la statua, la statua è alta m 1,75 in piu’ c’è la corona e lo stellato e si arriva ad un massimo di 7 metri di altezza in totale,il carro ha una larghezza massima di m 2,80,il basamento del carro è lungo m 9 ,invece la lunghezza dei pali non supera i m 10.

Grazie signor Cristoforo Russo

Un saluto a tutti i torresi che sono lontani e  “che a Maronna v’accupagne sempe”.