Dal 5 al 20 dicembre 2014 “I segni della festa dei 4 altari”

Carissimi torresi,in questo anno in cui ricorre il 60°anniversario dall’incoronazione della nostra amata Vergine Maria Immacolata,avvenuta il 23 giugno 1954,il Parroco della Basilica Pontificia di Santa Croce in Torre del Greco (Napoli),Don Giosuè Lombardo fece richiesta al Comune di Torre del Greco per il recupero dei “segni” della festa dei 4 altari.Nella lettera il Parroco Don Giosue’ evidenziò come i torresi siano legati alla loro terra e alle loro tradizioni culturali e religiose ,che si sono radicate negli anni e trovano il loro apice annualmente ,nella festa del Beato Vincenzo Romano ,in quella dell’Immacolata e fino a qualche anno fa’ nella storica festa dei 4 altari.La festa dei 4 altari è molto cara al Comune di Torre del Greco,in quanto legata al riscatto della citta’ dal dominio baronale.Ma cara anche a tutti i torresi,anche perche’ fonte di rilancio economico ed artistico (allestimento di giardini,altari e tappeti artistici) e che negli ultimi anni ,per vari motivi non si è riusciti a conservare e a tramandare la tradizionale festa.Pertanto Don Giosuè chiese il recupero dei “segni” della storica festa dei 4 altari attraverso l’allestimento di un altare,di 5 tappeti da realizzarsi nelle storiche chiese del centro storico e di un giardino antistante l’altare.Da precisare che l’altare sara’ realizzato facendo ricorso ad una delle opere ,da scegliere successivamente ,tra quelle realizzate ,ma non esposte nell’edizione del 2011,che fù cancellata per solidarietà contro la chiusura dell’ospedale Maresca.Si richiedeva inoltre che per il recupero dei “segni della Festa” della tradizionale e storica Festa dei 4 Altari, il periodo migliore per realizzarla fosse il mese di dicembre.Infatti in tale periodo oltre al particolare fervore per le celebrazioni annuali, si registra il rientro di migliaia di torresi residenti in Italia e all’ estero, e si offre la possibilità alle scolaresche di percorrere un itinerario “sui passi di Vincenzo Romano”che prevede la visita alle cavità sottostanti la Basilica(i percorsi di lava), la casa del Beato di via Piscopia, la visita al carro trionfale dell’Immacolata, ai tappeti e all’altare allestiti per l’occasione,e in ultimo agli eventi della manifestazione denominata “I suoni del Campanile”.Pertanto il Comune di Torre del Greco ha stabilito che la festa per il recupero dei “segni” della storica festa dei 4 altari si terrà dal 5 al 20 dicembre 2014.La conferma è arrivata il 15 settembre con l’emissione del Bando di Concorso per la Presentazione dei Bozzetti per la realizzazione dei “Tappeti”artistici nelle storiche chiese del centro storico.L’Amministrazione Comunale,in occasione della manifestazione “I SEGNI DELLA FESTA DEI QUATTRO ALTARI” che si terrà dal 5 al 20 Dicembre 2014, intende affidare la realizzazione dei “Tappeti” ad artisti locali. Tema del concorso:L’Immacolata e la FamigliaGli interessati, per eventuali chiarimenti sul tema della Festa, potranno rivolgersi a Don Giosuè Lombardo (presso la Basilica Pontificia di S. Croce). Essi dovranno consegnare a mano, entro il termine ultimo del 6 Ottobre 2014 al Comune di Torre del Greco – Ufficio Cultura – Viale Campania complesso La Salle – un bozzetto delle seguenti misure: cm 50×40 e multipli fino a un massimo di cm. 100×70 – tecnica a piacere, con sviluppo verticale. I “Tappeti”, rappresentazioni pittoriche eseguite con la tecnica della mescolanza di colori in polvere e segatura, posati su un disegno eseguito su carta e fissato sul pavimento di una chiesa, avranno dimensioni di m 3×4. La Commissione individuerà i migliori bozzetti, che rimangono di proprietà dell’Ente. I “Tappeti” dovranno rappresentare una creazione inedita.Per ulteriori informazioni gli interessati possono contattare l’Ufficio Cultura dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00 al seguente numero di telefono: 081/8830304 e 081/8830356.
Storia e tradizione della festa dei 4 altari a Torre del Greco (Napoli)
Nel 1263, a Bolsena, un prete tedesco che dubitava della presenza del corpo e sangue di Gesù Cristo nell’ostia consacrata, vide zampillare il sangue dall’ostia e inondare il corporale.Un evento prodigioso. Il Papa colpito dall’avvenimento, volle recarsi subito in pellegrinaggio e decise nel 1264 con la bolla “Transiturus” di estendere la Festa del Corpus Domini, che dopo la riforma del Concilio Vaticano II, assume la denominazione di “Solennità del Corpo e Sangue di Cristo”. Festività celebrata la domenica successiva alla solennità di Pentecoste.Subito dopo quella decisione del Pontefice, in tutto il mondo si moltipllcarono le iniziative per rendere più solenne quella festa. Furono costruite grandi chiese, tra cui il Duomo di Orvieto, nel quale fu trasportato il corporale di Bolsena, che fu posto in un artistico reliquario, realizzato dall’orafo senese Ugolino di Vieri. L’evento ispirò numerosi affreschi, famoso è la “Messa di Bolsena” affrescata da Raffaello nelle stanze di Eliodoto in Vaticano. Le iniziative per ricordare “il miracolo” si moltiplicarono. In molte città piccole e grandi furono previste processioni particolarmente solenni che si ripetevano, dopo otto giorni a chiusura della solennità. Nei quattro punti cardinali di ogni città o paese, i fedeli costruivano dei piccoli altari per la sosta dell’Ostensorio, per un breve momento di preghiera e per la benedizione del SS. Sacramento. Anche a Napoli e a Torre del Greco, tale solennità veniva celebrata con il maggior impegno possibile. A Napoli la processione era presieduta dal Cardinale Arcivescovo e veniva seguita dalle autorità e da tutta la città. Per otto giorni tutte le attività si fermavano. Anche a Torre, prima dall’antica chiesa di S. Maria dell’Ospedale e poi da Santa Croce, uscivano due processioni, quella d’inizio, la mattina della solennità e quella di chiusura nell’Ottava. Tutta la popolazione partecipava alla costruzione dei quattro altari, arricchiti dai manufatti e dai prodotti che caratterizzavano la produzione della città. Anche a Torre del Greco si costruivano i 4 altari. Era un’autentica gara tra chi riusciva a farlo più bello e solenne. Famosi furono quelli di fabbrica, costruiti nella zona marina, in particolare a ridosso del litorale all’altezza dell’attuale Corso Garibaldi, realizzato in muratura, e arricchito di corallo, cammei, conchiglie e altro.Attualmente gli altari sono strutture di legno su cui si posizionano delle grandi tele affrescate dagli artisti, mentre in alcune chiese della nostra città da tempo memorabile si allestiscono dei tappeti di segatura con colori in polvere. Un’autentica pecularietà degli artisti torresi. Dal 1700, i torresi coniugarono questa solennità con il ricordo del cosidetto “Riscatto Baronale”, avvenuto nei giorni precedenti la festa dei 4 Altari del 1699.Sembra opportuno richiamare gli avvenimenti che portarono poi al “Riscatto Baronale”. Nel 1418, la regina di Napoli Giovanna, chiese in prestito a Sergianni Caracciolo una grossa cifra, dando in cambio la Comarca della zona vesuviana, formata da Torre del Greco, Ercolano e i piccoli borghi di Portici e Cremano.Il 7 gennaio 1689, quando morì Nicola Maria Gusman Carafa, principe di Stigliano, la Comarca passò a sua sorella Marianna Sinforosa de Gusman, duchessa di Medina. Ma tra Marianna Sinforosa de Gusman e Maria di Toledo y Velasco, moglie di Nicola Maria Gusman, sorse una lite per la successione sui beni burgensatici e i feudi lasciati dal defunto Nicola Maria.La lite durò 7 anni e si concluse nel 1696 con due ordini del re spediti da Madrid, il primodel 10 gennaio 1696 ed il secondo del 20 febbraio 1696.Il primo maggio 1695 i cittadini della Comarca decisero di liberarsi dell’anacronistico fardello baronale e stilarono un atto pubblico con il quale promisero di aiutarsi a vicenda, nel tentativo di riscatto dal giogo baronale. Comunque Marianna Sinforosa de Gusman continuò a restare tenutaria di Torre e comarca fino al 1698, quando l’I 1 marzo, la comarca passò alla contessa Maria Geltrude de Guttemberg, contessa di Berlips. Quest’ultima a sua volta dopo appena sei mesi, la cedette, o meglio, voleva cederla a Mario Loffredo, marchese di Monteforte.Il 26 febbraio 1699 arrivò da Madrid anche l’assenso reale sulla vendita.Torresi, resinesi e porticesi, avendo saputo che la contessa di Berlips voleva alienare Torree comarca, presentarono in data 17 dicembre 1698 alle autorità una dichiarazione con la quale chiedevano di avvalersi del principio di prelazione.La vendita non si attuò, perché il Loffredo versò solo una parte (6000 ducati) del prezzopattuito (106.000 ducati), ma principalmente perché i torresi si mossero subito per impedirla.Furono Nicola Brancaccio, Giuseppe Criscuolo, Giovanni Castiello, Marzio Cirillo, GeronimoVillano e Nicola Falconia, che si misero all’opera per reperire la somma richiesta dalla contessa di Berlips.Il diritto di prelazione presentato dai torresi fu accolto, ed il 18 maggio 1699 il Tribunale della Regia Camera della Sommaria rese esecutivo il decreto di ammissione al Demanio di Torre del Greco e comarca. Il primo giugno 1699 furono pagati 106.000 ducati, di cui 100.000 alla contessa di Berlips e 6.000 al Loffredo che li aveva versati già alla contessa. Altri 2.500 ducati furono versati per altri diritti di cui dovevano godere Torre e comarca.Esattamente si pagarono 108.500 ducati così ripartiti:Torre del Greco 56.917 + Resina 36.166 + Portici e Cremano 15.417= Totale 108.500.Per quanto riguarda gli aspetti tecnici della «Festa» è da dire che in passato sono sempre stati eseguiti più di quattro «Altari», ed inoltre vi era l’usanza di gareggiare per l’«Altare» più alto: tra questi va ricordato quello famoso di Via Principal Marina alto oltre 20 metri.Ogni «Altare» rappresentava un Mistero religioso ed era posto in ampi giardini allestiti con particolare cura dai fiorai cittadini.Altra caratteristica della «Festa» furono poi i «Tappeti». Questi, nei primi tempi, erano eseguiti solo con fiori ed erano sistemati nelle strade;attualmente i «Tappeti» sono realizzati con speciale tecnica usando segatura e colori. Il tutto è contornato da splendidi fiori e rosmarino.Le luminarie, poi, rappresentano un altro importante motivo decorativo.Dapprima esse erano allestite con variopinte lampade ad olio, poi con lampadine elettriche che permisero gradevoli creazioni artistiche.Arricchiscono ancora la «Festa» mostre di pittura, scultura ed incisione su conchiglie e coralli. La «chiusura» è tradizionalmente affidata ai «Fuochi a mare» eseguiti – dai tecnici più rinomati – nel Porto, dove i fuochi pirotecnici sono ancora più esaltati dall’ effetto dello specchio marino.
Un saluto a tutti e che a Maronn v’accupagne sempe.