1794 – 15 giugno – 2022 228°dall’ eruzione del Vesuvio che distrusse in parte la città di Torre del Greco (Napoli) e l’antica Chiesa di S.Croce.

Post Fata Resurgo

“Torre del Greco paga la felicità della sua stupenda posizione, al centro di uno dei panorami più celebrati del mondo, con la paura del Vesuvio che la domina da vicino; ma i torresi non gliel’hanno mai data vinta e, nonostante le eruzioni e le distruzioni, son rimasti attaccati a loro infido suolo.

Nel 1794 l’ira del vulcano, che ai tempi di Romano fù attivissimo, si

scatenò. Il 15 giugno, dopo un terremoto premonitore, la montagna si squarciò e la lava di fuoco si riversò sulle campagne e sull’abitato di Torre del Greco.

Cenere finissima e micidiali lapilli piovevano sulla città, i cui abitanti

fuggirono precipitosamente, lasciando sotto le macerie una quindicina di morti.

La casa di San Vincenzo Romano fù una delle poche scampate all’ira di fuoco. La chiesa parrocchiale di Santa Croce, che era una delle più belle chiese dell’Arcidiocesi e ricca di pregevoli opere d’arte, fu completamente travolta dalla lava.

Muto testimone del disastro fù il campanile, rimasto intatto nei

due ordini superiori, com’è ancora oggi.

Fù distrutta anche la chiesa del Conservatorio dell’Immacolata e resa

impraticabile quella della Congrega dell’Assunta, dove San Vincenzo Romano era rispettivamente cappellano e Padre spirituale.

Torre del Greco doveva essere quasi tutta ricostruita, ma invano le autorità cercarono di convincere i suoi abitanti a occupare un territorio più vicino a Napoli e meno esposto al vulcano.

Prima d’ogni cosa, dopo aver provveduto a riattivare i traffici della città e specialmente la pesca, si pensò a riedificare la chiesa principale, che era di patronato municipale.

Quattro mesi dopo l’eruzione, una commissione di sei sacerdoti e sei laici era già al lavoro per raccogliere fondi e per reclutare la mano d’opera, soprattutto quella volontaria. Non ci si contentò di una qualsiasi chiesa per sostituire l’antica, ma si fecero le cose assai in grande, e tuttora la parrocchiale di Santa Croce è uno degli edifici sacri più

vasti dell’Arcidiocesi di Napoli.

A Capodanno del 1795 ebbero inizio i lavori di sgombero delle macerie,

iniziati dal clero e dal popolo che si erano recati sul cantiere in

processione, portando gli attrezzi necessari. L’avvio alla difficile impresa fù dato da don Vincenzo Romano, già scelto come membro della commissione sunnominata, il quale non solo infervorò tutti con le parole, ma da quel momento fu veramente l’anima della riedificazione di Santa Croce, che fu definitivamente compiuta soltanto quattro anni prima della morte di San Vincenzo Romano. Le offerte venivano portate a lui, perché il popolo ne aveva piena fiducia ed era convinto che il danaro si moltiplicasse nelle sue mani. In realtà, Vincenzo, per pagare puntualmente gli operai, non dubitava di contrarre

debiti personali anche di notevole importo, e quando gli amministratori laici della chiesa pretesero di controllare personalmente il movimento finanziario, tutto sarebbe fallito se, con unanime consenso, non si fosse di nuovo affidata ogni cosa a Vincenzo”.

Tratto da “Vincenzo Romano un parroco sugli altari “- Salvatore Garofalo

San Vincenzo Romano prega per noi

Buon Cammino con Maria,l’Immacolata Concezione.

Restiamo uniti in preghiera in questo tempo di prova.

Un saluto a tutti i torresi residenti e a quelli che vivono lontano da Torre del Greco.

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